Grande apprezzamento ha riscosso tra i presenti lo spettacolo di prosa Vite da Boheme scritto e diretto dal Dott Walter Scudero che si è svolto il 23 dicembre 2021 a Torremaggiore all’Auditorium delle Suore Ancelle. Un grande plauso al regista e a tutti i ragazzi per la realizzazione di questo spettacolo. Da sempre il Dottor Walter Scudero con dedizione, entusiasmo e magistrale cura dei dettagli attraverso i suoi spettacoli valorizza le giovani generazioni motivandone le aspirazioni e le passioni personali verso il mondo teatrale: complimenti per tutto ciò. Attendiamo il Suo prossimo spettacolo oppure un eventuale calendario di appuntamenti variegato e di grande qualità.


Il regista ha dichiarato : ” Lo spettacolo è stato ambientato in una soffitta di Parigi, una povera soffitta come quella di cui hanno narrato Mourger ed Illica & Giacosa ; se vogliamo, la stessa che fa da scena al melodramma di Puccini, uno tra i più amati di tutti i tempi. Ma, l’epoca in cui le vite da bohème dei miei personaggi si consumano assieme ai loro giorni, non è quella del primo-Novecento, bensì la nostra, quella d’oggi. In fondo, la bohème non è affatto un’etnia nata ieri, né dall’oggi al domani; essa è da sempre e dappertutto esistita, ed è costituita dalla grande famiglia degli artisti squattrinati, fatalmente condannati all’incognito, nel loro non riuscire ad acquistarsi quel minimo di notorietà che possa attestarne il diritto d’esistere nell’Arte e dimostrare chi potrebbero diventare un giorno. Artisti che vivono di espedienti tra la droga e le prostitute, e la cui gioventù fragile è costantemente in bilico tra la spensieratezza e le difficoltà di un’esistenza matrigna e, tuttavia, liberamente scelta. Ho sempre pensato che chi crea non abbia il compito – e, anzi, neppure sia tenuto – a restare legato a canoni prestabiliti né a seguire gli indirizzi o le correnti del momento; non è affar suo quello di produrre delle rappresentazioni che siano il più adeguatamente conformi a canoni o indirizzi. Piuttosto, egli dovrà esercitare la capacità di escogitare e realizzare, con la sua creatività, nuovi mondi possibili, lasciandosi alle spalle quelle versioni di altri mondi che la tradizione ha trasmesso. Diversamente ci si fossilizza e non si va avanti da nessuna parte. Pertanto, il pubblico non dovrà aversene a male se la mia Mimì non è la riservata ricamatrice di ‘gigli e rose’, che esso ben conosce. Questa dei giorni nostri ha subito, nell’adolescenza, l’avvilimento dello stupro, l’incomprensione dei suoi, e, per sopravvivere, è ora costretta a prostituirsi, sebbene, nel profondo del suo animo, alberghi ancora la purezza che le fu negata e la speranza di incontrare anche lei il vero amore. Rodolfo, colui che tale amore le farà conoscere, sarà lo stesso che, pur continuando ad amarla, s’allontanerà da lei, gravemente ammalata di leucemia, perché preda del rimorso di non riuscire ad esserle di alcun aiuto. Né dovrà meravigliarsi il pubblico se questo mio nuovo Rodolfo ha conosciuto anche lui la violenza: quella di un padre-padrone; egli vive la medesima esperienza di molti dei nostri giovani d’oggi, quando, incapaci di affrontare le difficoltà, si rannicchiano, per pavidità, su se stessi, il capo tra le ginocchia e le mani sul capo (com’è rappresentato nella brochure del mio dramma) per non vedere e divengono facili prede dei pusher di ‘paradisi artificiali’. Ma, Mimì, avendo compreso ed accettato Rodolfo, riuscirà ad amarlo “per due”, per sé e per lui, e lo amerà, incondizionatamente, sino in fondo, sino alla fine. Attorno ai due amanti, trascinano la loro esistenza a la bohème, altre giovani vite: Macello e Musetta, entrambi buoni e disponibili, ma, costantemente in guerra fra loro, e che, proprio in questo strambo rapporto, spengono e riaccendono l’intensa passioneche li tiene avvinti; Colline, il più giovane ed il più pateticamente divertente, che ha abbandonato la Filosofia, per un Teatro che non gli darà mai la fama, e per … la cannabis; Schaunard, il violinista, aristocratico forse a motivo del suo nome altisonante, che, pure, non disdegna i mezzucci, al fine di sbarcare il lunario; e poi, Benoît, il padrone di casa, sempliciotto e turlupinato dalla brigata dei nostri eroi. Personaggi pucciniani, questi ultimi, che, pure modificati, sono già noti. Le scene, com’è mio costume, sono improntate ad uno stringato minimalismo; e per questa performance in particolare, tra artisti squattrinati ed incogniti e povere vite, un impianto minimale della scenografia era più che consono. “