TORREMAGGIORE – Il Centro Attività Culturali vuole ricordare l’illustre figlio di Torremaggiore don Tommaso Leccisotti, del quale porta il nome, a trentanove anni dalla dipartita dell’archivista del Monastero benedettino di Montecassino, e, attraverso questa scheda, tratta dal Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 64 (2005) lo vuole far conoscere al largo pubblico per la grande opera di salvataggio dei documenti e delle opere dell’archivio di Montecassino, del quale si è reso protagonista, prima de bombardamenti e della distruzione del Monastero nella seconda guerra mondiale. A questo illustre figlio la Comunità di Torremaggiore gli ha dedicato un’ampia arteria viaria, che si raccorda con la strada provinciale per San Severo, un Centro Attività Culturali, che dal 1987 opera nel settore storico e culturale, una scuola cittadina d’Istruzione Superiore Secondaria di Secondo grado che a seguito delle ultime riforme scolastiche oggi si è fusa con l’ex Liceo Fiani. Oggi la nuova dicitura è ISISS Fiani – Leccisotti.

LECCISOTTI, Tommaso (al secolo Domenico) – Nacque a Torremaggiore (Foggia) il 12 ottobre 1895, primo dei dieci figli di Antonio e di Melina Juso, in una ricca e distinta famiglia di proprietari terrieri. Completati in paese gli studi elementari, venne mandato al collegio Massimo in Roma, dove però frequentò solo la prima media, per seguire dal 1906 i corsi del collegio di Montecassino. Nel 1913 conseguì la maturità classica presso il liceo Tulliano di Arpino, ma già aveva manifestato vocazione per la vita monastica, entrando nel 1912 nell’alunnato” di Montecassino. Il 14 ottobre. 1914 intraprese l’anno di noviziato assumendo il nome di Tommaso, e avendo per compagno I. Rea, poi abate di Montecassino dal 1945 al 1971; si era quindi iscritto alla facoltà di lettere dell’Università di Roma, ma nell’aprile 1915 fu richiamato alle armi e, dopo un breve corso alla scuola militare di Modena, nel novembre fu inviato al fronte, con il grado di sottotenente di fanteria. Nel 1916 una lunga licenza per malattia gli consentì di completare il noviziato, cosicché il 5 giugno 1917 poté pronunciare la professione solenne. Nel novembre 1919, congedato, entrò nel collegio internazionale di S. Anselmo in Roma, dove nel 1924 avrebbe conseguito la laurea in sacra teologia; intanto il 13 ott. 1921 aveva pronunciato i voti solenni, e il 10 ag. 1922, a Montecassino, venne consacrato sacerdote dal vescovo di Sessa Aurunca. Il L. aveva però continuato a seguire anche i corsi universitari, privilegiando quelli di P. Fedele sugli antichi documenti di Gaeta, sui quali avrebbe pubblicato molto più tardi uno fra i suoi lavori più importanti e compiuti, per il Tabularium Casinense, 3 e 4, il Codex diplomaticus Caietanus (parte III, 1, Montecassino 1958, e parte III, 2, ibid. 1960).
Il 28 giugno 1925 conseguì la laurea in lettere, con una tesi sul monaco Erasmo da Montecassino. Rientrato nell’abbazia, vi assunse vari incarichi: nominato bibliotecario portò a compimento il catalogo a schede che sarebbe stato poi distrutto dalla guerra; prese a insegnare nel seminario e nel collegio, le cui scuole erano allora separate (continuando fino al 1943); e dal 1926 al 1931 fu anche responsabile, nell’ambito del noviziato, dei postulanti e novizi. Il cardinale A.I. Schuster, arcivescovo di Milano, (cui egli dedicò in seguito una biografia assai ammirata e considerata esemplare, Il cardinale Schuster, I-II, Milano 1969) lo volle allora presso di sé, con l’incarico di riordinare gli archivi della curia e della mensa arcivescovile di Milano, nonché di provvedere all’ordinamento della sua corrispondenza personale. Il L. rimase in quella città dal gennaio 1933 al settembre 1934. Fin dal 1924 egli aveva cominciato a pubblicare lavori di qualità: sono degni di ricordo Montecassino, in L’Italia benedettina, Roma 1929, pp. 1-69 (poi ampliato, Firenze 1946, di cui nel tempo uscirono dieci edizioni sempre rivedute e ampliate fino a raggiungere le 350 pagine), e La Congregazione cassinese (Roma 1929, pp. 40-48, 71-83), entrambi per celebrare il quattordicesimo centenario della fondazione della celebre abbazia; vennero quindi due biografie: Il cardinale G.B. Dusmet, Montecassino 1935 (poi, considerevolmente ampliata, Il cardinale Dusmet, Catania 1962), e La serva di Dio suor Maria Fortunata Viti, Roma 1935.
Tuttavia fu solo dopo il rientro da Milano che il Leccisotti. diede inizio alla pubblicazione sistematica dei suoi studi. Di quegli anni si distinguono: Le colonie cassinesi in Capitanata (I, Lesina (secoli VIII-XI), Montecassino 1937; II, Il Gargano, ibid. 1938; III, Ascoli Satriano, ibid. 1940; nonché, più tardo, IV, Troia, ibid. 1957); Congregationis S. Iustinae de PaduaO.S.B. ordinationes capitulorum generalium, I, 1-2, ibid. 1939, completato con la parte II, ibid. 1970; e Il monasterium Terrae Maioris, ibid. 1942, omaggio al paese natale, giudicato un modello nel suo genere.

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Nell’ottobre 1943 il L. dovette lasciare Montecassino per recarsi ad allertare le autorità romane sull’imminente pericolo, purtroppo largamente confermato dagli avvenimenti, che le vicende belliche rappresentavano per l’abbazia, e sulle misure da prendersi. Trasferitosi in Roma, vi rimase per tredici anni, fino al 1956, risiedendo a S. Paolo fuori le Mura, presso l’abate I. Vannucci. Mentre si preparava la ricostruzione di Montecassino, nel settembre 1945 morì il vecchio abate don G. Diamare, che si era mostrato contrario alla rinascita di una rivista di studi benedettini, vagheggiata dal L. in sostituzione o in continuazione della Rivista storica benedettina, cessata nel 1926. Dopo l’elezione ad abate di Rea – completate con la collaborazione del Leccisotti. le complesse pratiche che avrebbero portato alla ricostruzione dell’abbazia -, in occasione delle celebrazioni per il XIV centenario della morte di s. Benedetto fu ripresa l’idea della rivista, grazie anche all’appoggio di Vannucci che ne sostenne con larghezza le spese. Nel 1947 nacque dunque Benedictina, un titolo che intendeva sottolineare l’intenzione di non limitare il programma di lavoro solo alla ricerca storica, come era stato per il periodico precedente. Il L. ne assunse la direzione, che mantenne fino al 1979, portando la rivista a un livello di eccellenza. Vi collaborarono illustri studiosi laici ed ecclesiastici, anche se nel 1978 il Leccisotti. dovette infine ammettere che il programma proposto si era realizzato pienamente per quanto concerneva la raccolta e l’elaborazione di memorie storiche sul monachesimo, ma assai meno per gli auspicati approfondimenti sull’attività monastica nella vita contemporanea. Nella sua qualità di direttore, egli partecipò a numerosi congressi e convegni storici: particolarmente significativi quello del 1950 a Modena per il secondo centenario della morte di L.A. Muratori, e quello, ancora a Modena, nel 1951, per il tricentenario della nascita di don B. Bacchini, organizzato proprio da Benedictina, in collaborazione con la locale Deputazione di storia patria. Nel lavoro redazionale, cui il L. concorse con innumerevoli e importanti contributi, egli si giovò della collaborazione di molti confratelli, come I. Tassi, A. Lentini e A. Pantoni.
Nel 1959, dopo il volume XIII, non essendo possibile mantenere la rivista all’alto livello di rigore scientifico auspicato dal L., questi preferì sospenderne le pubblicazioni per sette anni, finché non ritenne di poterla riprendere con le stesse caratteristiche, auspice il nuovo abate di S. Paolo G.B. Franzoni. Dal 1971 F. Avagliano, suo stretto collaboratore, si assunse la maggior parte dell’impegno redazionale, fino al 1979 quando il L., gravemente ammalato, dette le dimissioni – accettate con lettera del27 marzo 1980 -, pur continuando a fornire contributi alla rivista. Nel 1956, nominato archivista dall’abate Rea, egli era tornato a Montecassino in modo definitivo, per provvedere al riordino radicale di quella significativa parte di archivio che si era salvata, se pur sconvolta dai trasferimenti attuati per sottrarla alla distruzione bellica. Anche se la paleografia e la diplomatica non costituirono per il L. campi di specifica ricerca, ma solo preziosi strumenti critici per il suo lavoro di storico, egli le possedeva perfettamente; già nel 1944 aveva voluto verificare quanto a Montecassino si fosse salvato dei fondi archivistici, esaminando pezzo per pezzo i circa 20.000 codici e pergamene, i fondi cartacei, i registri e altro. All’archivio e ai suoi prefetti dedicò alcune opere, e in quel settore aveva dato inizio alla compilazione dei Regesti dell’Archivio di Montecassino. Il primo volume uscì nel 1964, nella collana “Pubblicazioni degli Archivi di Stato”, come poi i successivi: Abbazia di Montecassino. I Regesti dell’Archivio, voll. I-XI (Roma 1964-77), con la collaborazione per i voll. IX-XI di Avagliano, che aveva già curato gli indici dei volumi VII e VIII, viste le gravi condizioni della vista del L., il quale per questo motivo non poté completare l’opera, prevista in circa 15 voll. più tre di indici.

Alla vastissima produzione del L. si può solo accennare, rimandando per il resto alle minuziose ed esaustive bibliografie delle sue opere curate da collaboratori e successori. Dal 1971 egli cominciò a pubblicare una serie di ricerche sulla diocesi, sulla giurisdizione e sugli abati di Montecassino, che si concretò in oltre quaranta lavori, cui se ne affiancarono più che altrettanti dedicati a Montecassino medievale e moderna; mentre la perdita di quasi tutto l’archivio del XIX e XX secolo, dovuta alla guerra, lo spinse a occuparsi dell’Ottocento cassinese con più di venti lavori. Anche a s. Benedetto e al monachesimo italico consacrò un elevato numero di studi, e più che altrettanti alla storia della Congregazione cassinese. Infine, contribuì con numerose voci all’Enciclopedia cattolica, a quella della Vallardi e al Dizionario biografico degli Italiani, fornendo inoltre innumerevoli apporti a riviste scientifiche, come il Bullettino dell’Istituto storico per il Medio Evo, l’Archivio storico per le provincie napoletane, la Rassegna degli Archivi di Stato, il Bollettino diocesano di Montecassino, la Rivista di storia della Chiesa in Italia, e altre ancora. Vanno comunque ricordate, fra le sue opere maggiori, Le carte di S. Pietro di Perugia, I-II, Milano 1956, lavoro svolto per un settennio in collaborazione con C. Tabarelli. L’importante archivio dell’abbazia perugina mancava ancora di un sistematico ordinamento dei fondi, che andavano dal 1002 al 1436; il L., come era suo uso abituale, di ogni documento dà, oltre il regesto, la descrizione, le eventuali edizioni o regesti apparsi in altre sedi e i riferimenti bibliografici, corredandone la trascrizione con ampie note sui luoghi e personaggi implicati. Don Tommaso. Morì a Montecassino il 3 gennaio 1982 e riposa nella cripta dell’Abbazia.
Nota del Centro Attività Culturali Don Tommaso Leccisotti di Torremaggiore
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