Il 30 marzo 2023 a Roma il giornalista professionista torremaggiorese Giannni Sarrocco riceverà un premio per i cinquanta anni di attività professionale

Il 30 marzo 2023 alle ore 10.00 a Roma presso l’Aula Magna della Facoltà Teologica Valdese in Via Petro Cossa 40 il giornalista torremaggiorese Gianni Sarrocco riceverà un premio per i cinquanta anni di attività professionale. L’intero Staff di Torremaggiore.Com porge al nostro concittadino dott. Gianni Sarrocco il nostro più sincero plauso per questo importante traguardo professionale raggiunto.

1988 – nel Sahara –

Gianni Sarrocco da Torremaggiore al mondo nel vagoncino dell’otto volante

Sì, lo so. E’ stato già detto e anche scritto. Ma cosa ci posso fare se anche per me si tratta dei miei primi 80 anni, 62 quali trascorsi lontano da Torremaggiore però con i ricordi ben piantati in questo bel fazzoletto di terra disteso su un abbozzo di collina? Formidabili tutti questi anni gran parte dei quali passati a inseguire notizie in ogni parte del mondo. Per di più esperienze irripetibili perché il caso ha voluto che nascessi suddito dei Savoia, per tre anni figlioccio del Mascellone con un padre in <settimana bianca> (una settimana lunga quasi due anni) nelle steppe della Russia a spese del Regno d’Italia, fanciullezza agli albori della prima repubblica. Dopo le medie il liceo classico “Nicola Fiani” in pieno boom economico con il preside Antonio Casiglio e l’insegnante di storia e filosofia Ida Rimoli impegnata a solleticare le nostre doti artistiche con recite annuali tra commedie di De Filippo e spettacolini canori con canzoni di Celentano. Formidabili anche i successivi anni a Roma da giornalista professionista, un lavoro non nato per caso, voluto, cercato con ostinazione e ottenuto con tante soddisfazioni.

il giornalista Gianni Sarrocco mentre intervista il Maestro Franco Califano – www.torremaggiore.com –
Su una nave del contingente di mare della Guardia di Finanza – www.torremaggiore.com –

Oggi ci troviamo a ricordare i 50 anni di professione vissuta col turbo. Ma già dagli anni Sessanta raccontare i fatti era me più di una passione. Il giornalismo come un mostro sacro e, come diceva il filosofo Hegel, il giornale era la preghiera dell’uomo moderno.. Vi pare poco descrivere le cronache del Sessantotto, i primi fuochi della violenza politica rossa e nera, i roghi immani accesi prima nella Capitale e poi in ogni parte d’Italia da brigatisti rossi e terroristi dei Nar, le malefatte dei protagonisti della prima repubblica e il suo crollo sotto i colpi di Mani Pulite. Mani spietate contro tutti i partiti di allora ma inspiegabilmente Mani Leggere con l’allora PCI. Ecco la nascita della seconda repubblica, le guerre di mafia in Sicilia e in Calabria, quelle di camorra a Napoli. Insomma testimone di ogni scempio compiuto da quanti hanno violato per mezzo secolo la legge di Dio e degli uomini nonché inviato in mezzo ai disastri causati dalle vendette di madre natura violentata in ogni dove, E la furia dell’Etna che con l’eruzione del 2001 stava per seppellire di lava Zafferana se il flusso non fosse stato deviato da decine di chili di tritolo fatto esplodere nella valle del Bove dagli incursori di marina..Vero è che Leo Longanesi ripeteva spesso che fare il giornalista era meglio di lavorare, ma è altrettanto vero che in questo lavoro non ti stancavi mai di consumare suole delle scarpe e fogli di carta infilati nella lettera 22, la mitica di Montanelli e poi della più moderna 32 fino all’arrivo dei computer. La fatica, però, la sentivi tutta dentro. Infatti solo Dio lo sa quanto si sudava a raccontare sulle pagine de “Il Tempo” i disastri dei vari terremoti (Irpinia, Ancona, Friuli, Tuscania, Friuli) o in navigazione nel Mar Cinese Meridionale a bordo di un’unità della nostra Marina Militare in missione di soccorso dei profughi in fuga dal Vietnam dopo l’esodo degli americani da Da Nang. E poi l’incendio-naufragio della Moby Prince nella rada di Livorno con oltre 150 morti, oppure gli attentati ai treni Italicus e rapido 908 (l’eccidio di Natale), o la strage alla stazione di Bologna, Ustica, i crimini della Uno bianca nel Bolognese, gli orrendi delitti del mostro di Firenze (coppiette sterminate a cadenze quasi rituali e quanto di più orribile sia accaduto in Italia e nel mondo per la scelleratezza umana). E poi non è formidabile che abbia avuto la fortuna di assistere alla nascita della terza repubblica e addirittura alle dimissioni di un Papa dopo aver vissuto i tristi giorni del primo attentato a un Pontefice, con la coda sconcertante e diabolica della scomparsa della cittadina vaticana Emanuela Orlandi? Avvenimenti ormai lontani ma sempre presenti nella memoria di chi ha avuto la fortuna di raccontarli. 50 anni da giornalista professionista e altri 7 da pubblicista sono tanti. E sono grato all’Ordine dei giornalisti del Lazio per aver organizzato un evento teso a celebrare quanti hanno dato tanto a una professione stupenda, ambita, invidiata ma anche odiata da criminali e terroristi. Comunque è valsa la pena nonostante gli ostacoli e i pericoli temuti e fortunatamente scampati per un capello.

Il giornalista GiannI Sarrocco con Alberto Franceschini – fondatore delle BR – www.torremaggiore.com –

1994 – USA – per il caso su Ylenia Carrisi – www.torremaggiore.com –

CHI E’ GIANNI SARROCCO

Nato a Foggia il 13 dicembre 1942 e vissuto a Torremaggiore fino all’età di 19 anni ha conseguito la maturità classica al liceo Nicola Fiani allora ospitato nel Castello Ducale De Sangro. Nel 1961 trasferito a Roma, dove vive tuttora, per gli studi universitari in Scienze Politiche alla Sapienza (master all’Istituto italiano di pubblicismo annesso allora alla facoltà di Scienze statistiche). Prime esperienze giornalistiche a Torremaggiore durante gli anni del liceo (un periodico di vita locale tirato al ciclostile insieme a un gruppo di volenterosi) e prime corrispondenze da Foggia per i quotidiani il Roma e Il Tempo. Nella capitale ha incominciato a collaborare con il quotidiano napoletano prima saltuariamente e quindi fisso nella redazione di piazza San Silvestro dove era ubicata la sala Stampa. Nel 1965 iscrizione all’albo dei giornalisti pubblicisti e nel 1971 assunto al Giornale d’Italia occupandosi prevalentemente di cronaca nera. Giornalista professionista nel novembre del 1972 e nel 1976 passato a Il Tempo chiamato dall’allora direttore Gianni Letta. Cronista di nera poi redattore al servizio Interni. Inviato sui vari fronti della criminalità organizzata e del terrorismo in Italia e all’estero. Nel 1992 trasferito a Milano per sette mesi per seguire le vicende di Tangentopoli. Rientrato a Roma promosso responsabile di vari servizi quali cronaca di Roma, Interni, Politica e Economia, poi redattore capo centrale e vice direttore fino al 2007 quando ha lasciato il quotidiano di Piazza Colonna. Nel 2009 chiamato dall’allora Capo della Polizia Antonio Manganelli ad occuparsi come consulente delle relazioni esterne del Dipartimento di pubblica sicurezza del ministero dell’Interno rassegna stampa e mensile Polizia Moderna) fino al 2013. Una sola esperienza come saggista: negli anni Ottanta un volume edito dalla Regione Lazio sulla piaga dei sequestri di persona allora in forte escalation in tutta Italia.